martedì 16 ottobre 2012

Cibo

Io credo non ci sia nulla che interessa di più noi italiani del cibo.

Ricordo mia nonna che, ogni qualvolta andavamo fuori a mangiare per qualche motivo (un pranzo di nozze, una cena di lavoro), voleva l'elenco delle portate e la loro descrizione; uno degli argomenti di discussione davanti la macchinetta del caffè in ufficio è sempre stato il nuovo piatto sperimentato o assaggiato nel week end; durante le cene a casa nostra mio marito si diletta a spiegare la preparazione della pietanza particolarmente riuscita e uno dei suoi  "spetteguless" preferiti è raccontare come cucini male sua cugina. Il moroso di mia sorella, che è inglese, si stupisce sempre di come i suoi colleghi italiani, alla vigilia di ogni sua vacanza alla scoperta della nostra bella penisola, non manchino mai di consigliargli una trattoria, un ristorante, un piatto che non può mancare di provare dove sta per recarsi. 



D'altra parte, diciamocelo, non credo esista un altro paese con tanta varietà e qualità nel cibo (bhe, a parte la Cina forse, che però è grande 100 volte l'Italia...): quasi ogni paesotto ha la sua specialità, la sua bandiera (qui a Gallarate esiste l'amaretto gallaratese, diverso da quello più famoso di Saronno; i bruscit sono conosciuti qui e sconosciuti a Milano, che dista solo pochi chilometri). Il clima ci aiuta, la varietà del paesaggio anche, ma secondo me c'è anche una natura godereccia che ci contraddistingue e che si manifesta soprattutto a tavola. 

Adesso pare che a Gallarate ci sia un ristorante che ha ricevuto le 3 forchette dal Gambero Rosso: Ilario Vinciguerra Restaurant. Me ne ha parlato la mamma di una compagna di classe di mio figlio e sono andata a curiosare sul sito: mio fratello sta finendo la scuola alberghiera e lavora in un ristorante a Sesto Calende (facciamo un po' di pubblicità: MOMA, l'ospite e il gusto), un posto molto distinto e con una cucina originale e raffinata (almeno per la mia scarsa esperienza in fatto di ristoranti) e volevo fare un confronto. 

Bhe, chiaramente l'ambiente è tutto un'altra cosa, ma soprattutto i prezzi mi hanno lasciato senza fiato! A me già il menu del MOMA sembrava caro, adesso che ho visto quello di Ilario Vinciguerra devo rimangiarmi il giudizio!
L'unica possibilità che ho è che mio fratello ci vada a lavorare: magari così mi fanno lo sconto! ;-)

Comunque gli chef saranno anche bravissimi e innovativi e sono sempre contenta quando vedo qualcuno che riesce a fare della sua passione un lavoro... però diciamolo, anche una bella aglio-olio-peperoncino fatta in casa ha il suo perché! 

PS: quando quest'estate siamo andati in vacanza a Iesolo, ospiti a casa del moroso di mia sorella che nel frattempo era in giro per il sud Italia con lei, tra le informazioni che ci ha lasciato scritte su un foglietto c'erano anche i ristoranti dove valeva la pena andare a cena: direi che sta diventando anche lui un po' "italiano"! ;-)

2 commenti:

  1. ahahah si, glielo dico che ormai è 3/4 italiano! Quando finisce di lavorare il venerdi sera invece di andare al pub a bersi una birra, va a casa e si stappa una bottiglia di vino!

    Cate

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  2. non capisco perché i tuoi commenti mi finiscono sempre nello spam! ahahahaha!

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