mercoledì 10 ottobre 2012

Essere educatori

In questi giorni sto facendo delle riflessioni tra me e me sull'essere educatori e dato che ragiono meglio quando scrivo, ho pensato di condividerle sul blog.

Le mie riflessioni partono del mio essere genitore, catechista e, forse, futura insegnante. 

Come genitore, mi rendo conto ogni giorno delle difficoltà del mio ruolo, soprattutto oggi, quando psicologi, pedagoghi e... chiunque altro si sente in diritto-dovere di dare consigli su come educare, curare, far crescere i nostri figli. Devo ammettere che se riesco, di solito, ad accettare i consigli (salvo poi fare quel che credo sia meglio io), odio proprio quelli che la mettono in negativo, per esempio: fare un inserimento lungo rende i figli bamboccioni (27esimaora), utilizzare il biberon oltre i due anni di età provocherà l'obesità di tuo figlio (ricerca scientifica americana), se dai una sculacciata a tuo figlio crescerà violento/disadattato/insicuro/depresso/potenziale suicida (per esempio qui), e potrei continuare. Mi sembra che più che farci riflettere o aiutarci a migliorare come genitori, vogliano solo colpevolizzare e in questo modo non fanno altro che renderci più insicuri e indecisi sulla linea da tenere. 
E poi diciamocelo, dopo 1, 2, 10 anni uscirà fuori una nuova moda o una nuova ricerca che dirà esattamente l'opposto, con tanto di dati alla mano. 
Il risultato è che o si sposa una teoria e la si segue acriticamente, oppure si cerca faticosamente una propria strada in questa giungla, cercando di perdonarsi quando ci si rende conto di aver sbagliato e sperando che i nostri figli siano capaci di sopravvivere ai nostri errori. 

Come catechista mi rendo conto che il mio (piccolo) apporto non è niente se non è collegato al lavoro dei genitori. In questi giorni io e una mia "collega" abbiamo avuto dei colloqui con diversi genitori per problemi dei/coi loro figli e mi è stato ancora più chiaro come le cose possano funzionare bene quando si cerca di trovare soluzioni comuni, di venirsi incontro e si mettono al centro le necessità del bambino, mentre quando si crea un "muro contro muro" in cui ognuno accusa l'altro di non comportarsi correttamente il primo a rimetterci è proprio lui. D'altra parte è vero anche che noi catechiste vediamo proprio per poco questi bambini, non abbiamo materialmente il tempo per creare un rapporto più profondo, almeno non quando ce ne sarebbe più bisogno, e quest'anno comincio a sentirla come una limitazione. 

E questo mi fa pensare al lavoro delle insegnanti. Quest'anno mio figlio ha cominciato la scuola elementare e, su mia richiesta, non è in classe con un suo compagno dell'asilo che lo ha sempre preso di mira. Ovviamente però lo vede ancora durante l'intervallo e nei primi giorni sembrava che la situazione creata all'asilo si ripresentasse anche qui. Poi il "miracolo": mio figlio mi ha informata che il "tormentatore" è "diventato bravo"!
Con tutto il rispetto per il lavoro delle maestre dell'asilo, penso di non sbagliarmi ritenendo che tale miracolo sia merito delle maestre della scuola, che evidentemente hanno trovato il modo per relazionarsi con quel bambino e fargli capire come ci si debba comportare. E ne sono felicissima, per lui e per mio figlio, che ora ha la vita più facile, ma soprattutto che spero abbia imparato che certi problemi possono risolversi. 

Ecco, le insegnanti hanno la possibilità di conoscere molto di più i nostri figli e con loro penso sia davvero importante creare quella che adesso viene chiamata "alleanza educativa". Ma come è difficile essere una brava insegnante! Riuscire a superare le proprie simpatie (credo sia umanamente impossibile non averle) e soprattutto le proprie antipatie; riuscire ad essere autorevoli, ma non autoritarie, comprensivi, ma non pappe molli... oltre ovviamente ad essere preparati e capaci di trasmettere le nozioni, e uno stile nell'approcciare il mondo. Io ho avuto la fortuna di avere una favolosa maestra alle elementari e mi rendo conto che molte delle mie convinzioni risalgono ad allora: la fede europeista e quella ecologista, per esempio, mi rendo conto che mi sono state insegnate in quegli anni. 
E non penso che crescendo l'importanza dell'avere validi insegnanti diminuisca, anzi! Nell'adolescenza, quando i genitori cominciano a infastidire, penso sia fondamentale incontrare dei professori che riescano ad essere punti di riferimento (magari inconscio). 

Credo davvero che se genitori, insegnanti, educatori in generale riuscissero a parlarsi,a lavorare insieme, ad influenzarsi positivamente in maniera vicendevole, educare sarebbe più facile e potremmo davvero ottenere tutti dei risultati migliori. 

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