martedì 22 gennaio 2013

Catechismo: essere perfetti\3

Anche oggi abbiamo cominciato con la canzone "Beati quelli", come la volta scorsa e, divisi in gruppo, abbiamo completato la scheda con le 4 beatitudini successive.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia
Anche in questo caso, l'indicazione di Gesù è opposta rispetto a quello che la società, e l'istinto, ci spingono a fare: vendicare le "offese subite", rendere "pan per focaccia". E abbiamo davanti agli occhi a cosa portano queste spirali di violenza. Gesù invece ci insegna che l'unico modo per vivere bene con gli altri (e con noi stessi) è perdonare e farsi perdonare.
Beati i puri di cuore perché vedranno Dio
Chi sono i puri di cuore? I puri di cuore sono quelle persone che non vedono il male dovunque, che non mettono malizia nel loro sguardo, ma che cercano e vedono Dio in ciò che li circonda e soprattutto negli altri. Sono quelle persone che non sanno cosa significhi il detto "a pensar male ci si azzecca", insomma.
Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati Figli di Dio
Questa beatitudine assomiglia a quella dei misericordiosi perché si parla ancora di pace, in questo caso però Dio ci chiede di allargare lo sguardo da noi stessi agli altri, al mondo: essere operatori di pace significa cercare di ricostruire la pace dove non c'è più, il contrario di chi mette zizzania, il contrario del famoso "dividi et impera".
Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il Regno dei Cieli
Anche questa beatitudine ne ricorda un'altra, quella riferita a chi ha fame e sete di giustizia, e anche in questo caso l'accento è leggermente diverso: qui si parla chiaramente di chi viene perseguitato, quindi di chi subisce delle (in)giustizie: il razzismo, i pregiudizi, le persecuzioni religiose, il fanatismo...

Infine:
Beati voi, quando vi insulteranno, vi perseguiranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
E' stato il destino di quasi tutti gli apostoli e di tutti i martiri che ancora oggi testimoniano la loro fede al mondo.


Per cercare di riassumere ed esemplificare le beatitudini che abbiamo letto e commentato ho fatto questo cartellone:
Abbiamo riletto i consigli di Gesù e quelli del diavoletto e ci siamo resi conto che il mondo sarebbe ben migliore se tutti seguissero quelli di Gesù. ma come possiamo cambiare il mondo? Cominciando a cambiare noi stessi. 
L'ultima colonna è servita per incollare i nomi di alcuni testimoni, contemporanei o meno, cattolici o meno, che hanno testimoniato con la loro vita che si può seguire le vie indicatoci da Gesù:

Beati i perseguitati per causa della giustizia:
Iqbal Masiq è un bambino pakistano che osò ribellarsi alla sua condizione di schiavo, denunciando i suoi sfruttatori. A cinque anni venne venduto dai genitori a un fabbricante di tappeti; per sei anni fu tenuto legato al suo telaio, dopo che aveva tentato di fuggire. Iqbal conobbe Eshal Kahn, leaderr del Fronte di Liberazione, che lo fece viaggiare e tenere conferenze. Sognò di diventare avvocato per poter difendere i più deboli. Ma arrivarono le prime minacce di morte e a soli 12 anni venne ucciso il giorno di pasqua, mentre andava in bicicletta. Grazie alle sue denunce le autorità pakistane furono costrette a chiudere molte fabbriche di tappeti che si servivano di bambini operai.

Beati i poveri in spirito:
L’eredità spirituale di Marcello Candia è scritta su una parete della sua casa in Brasile: «Non si può condividere il Pane del cielo, se non si condivide il pane della terra». Nato a Portici (NA) il 27 luglio 1916, da una famiglia milanese di imprenditori, si laurea in Chimica, Farmacia e Biologia. Aderisce alla Resistenza e, dopo la guerra, con i Cappuccini di viale Piave, organizza a Milano l'assistenza ai soldati rimpatriati. A Palazzo Soriani fonda il «Villaggio della madre e del fanciullo». Ma sono le missioni ad attrarlo. Nel 1967, venduta la fabbrica, si trasferisce a Macapà, in Brasile, dove realizza un grande ospedale. Nonostante la fragilità del fisico, avvia numerose altre opere, tra cui il Lebbrosario di Marituba. Muore il 31 agosto 1983 a Milano.

Beati i costruttori di pace:
Frère Roger Schutz, Ideatore, fondatore e priore della comunità monastica ecumenica di Taizé fino alla sua morte avvenuta nel 2005, nacque il 12 maggio 1915 a Provence, un piccolo paese della Svizzera francese. Se la riconciliazione tra i cristiani è al centro della vocazione di Taizé, non lo è mai con uno scopo in sé, ma perché i cristiani stessi, siano a loro volta fermento di riconciliazione tra gli esseri umani, di fiducia tra i popoli, di pace sulla terra. Significativa la scritta che accoglie gli ospiti e i pellegrini: “Voi che giungete qui, riconciliatevi! Cattolici, protestanti, ortodossi, giovani e anziani, bianchi e neri”.

Beati gli afflitti:
Madre Teresa di Calcutta, (Skopje, 26 agosto 1910 – Calcutta, 5 settembre 1997), è stata una religiosa e beata albanese, di fede cattolica, fondatrice della congregazione religiosa delle Missionarie della Carità. Nel 1950, Madre Teresa fondò la sua congregazione, la cui missione era quella di prendersi cura dei "più poveri dei poveri" e "di tutte quelle persone che si sentono non volute, non amate, non curate dalla società, tutte quelle persone che sono diventate un peso per la società e che sono fuggite da tutti". A quel tempo l'abbandono dei malati era un fenomeno frequente, legato alle condizioni di estrema povertà in cui versava buona parte della popolazione cittadina. Si è occupata dei poveri morenti, dei lebbrosi, dei malati terminali di AIDS, ecc Ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace nel 1979, e il 19 ottobre 2003 è stata proclamata beata da Papa Giovanni Paolo II.

Beati i misericordiosi:
Karol Wojtyla nacque a Wadovice, in Polonia e divenne papa con il nome di Giovanni Paolo II. Il 13 maggio 1981, in Piazza San Pietro fu ferito gravemente con un colpo di pistola dal turco Alì Agca. Due giorni dopo il Natale del 1983, volle andare in prigione per incontrare il suo attentatore e dargli il suo perdono. I due parlarono da soli per lungo tempo e la loro conversazione è rimasta privata. Il Papa disse poi dell'incontro: «Ho parlato con lui come si parla con un fratello, al quale ho perdonato e che gode della mia fiducia. Quello che ci siamo detti è un segreto tra me e lui». Al centro del suo annuncio il Vangelo, senza sconti. Dialogo interreligioso ed ecumenico, difesa della pace, e della dignità dell'uomo sono impegni quotidiani del suo ministero apostolico e pastorale. Dai suoi numerosi viaggi nei cinque continenti emerge la sua passione per il Vangelo e per la libertà dei popoli. Ovunque messaggi, liturgie imponenti, gesti indimenticabili: dall'incontro di Assisi con i leader religiosi di tutto il mondo alla preghiere al Muro del pianto di Gerusalemme. La sua beatificazione ha luogo a Roma il 1° maggio 2011.

Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia:
"A fine mese, quando ricevo lo stipendio, faccio l'esame di coscienza e mi chiedo se me lo sono guadagnato": servitore dello Stato fino in fondo, Paolo Borsellino, magistrato nato e morto a Palermo, ha portato all'estremo la sua scelta professionale e di vita. Ucciso insieme agli uomini della scorta, il 19 luglio del 1992, nella strage di via D'Amelio, Paolo Borsellino è stato inserito dalla speciale commissione della Santa Sede nell'elenco dei martiri della giustizia del XX secolo. Borsellino era diventato il "nemico numero uno della mafia". Il suo modo di fare, la sua decisione, influenzano il "sentire" dei suoi familiari. La moglie ricorderà così quegli anni: "Il suo modo di esercitare la funzione di giudice lo condivido, perché anch'io credo nei valori che lo ispirano... Non penso mai, per egoismo, per desiderio di una vita facile, di ostacolarlo... Non è stato un sacrificio immolare la sua vita al mestiere di giudice: Paolo ama tantissimo cercare la verità, qualunque essa sia".La scorta costringe il giudice e la sua famiglia a convivere con un nuovo sentimento: la paura. Borsellino ne parla e la affronta così: "La paura è normale che ci sia, in ogni uomo, l'importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, sennò diventa un ostacolo che ti impedisce di andare avanti".

Beati i puri di cuore:
Domenico Savio ancora bambino decise quale sarebbe stato il suo progetto di vita: vivere da vero cristiano. Tale desiderio venne accentuato dall’ascolto di una predica di don Bosco, dopo la quale decise di divenire santo. Da questo momento, infatti la sua esistenza fu piena d’amore e carità verso il prossimo, cercando in occasione di dare l’esempio. Nel 1856 fondò la Compagnia dell’Immacolata e poco più tardi morì, lasciando un valido e bel ricordo della sua persona ai giovani cristiani.

Beati i miti:
Davide Okello e Gildo Irwa sono due catechisti martiri che vivevano nel villaggio di Paimol in Uganda. Furono trafitti con la lancia da guerrieri locali perché annunciavano il Vangelo al popolo. Erano giovanissimi: diciotto anni Davide e quattordici Gildo. Il missionario che li aveva battezzati aveva paura per loro, perché conosceva il pericolo a cui andavano incontro. Gildo rispose: “Padre, non temere. Gesù e Maria sono con noi” Davide e Gildo hanno trasmesso il Vangelo con le loro parole e la loro vita.

Ma ognuno di noi dovrebbe poter essere un esempio per tutti gli altri.






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