martedì 8 gennaio 2013

Catechismo: Essere perfetti\1

Abbiamo cominciato l'incontro con il canto "Tu con noi":

 C’è una mano tra voi
che si stende sui deboli
c’è un sorriso tra voi
nel silenzio dei poveri
c’è una parola tra voi
che vi rende più liberi
c’è il Signore tra voi
perché siete fratelli
fratelli fratelli fratelli.

Tu con noi Signore
tu nel cuore di chi ti è amico
nelle mani di chi ha donato amore
in mezzo a noi.
Tu con noi Signore
con chi è triste, con chi è felice
tu con l'uomo che ha dato amore
per seguire te.


Divisi in gruppi abbiamo guardato la nuova scheda:
Il brano trattato oggi è quello della parabola del Buon Samaritano, dal vangelo di Luca(10,25-37).

Cominciamo leggendo l'introduzione e ci soffermiamo a riflettere: cosa sta succedendo?

Un dottore della legge vorrebbe mettere in difficoltà Gesù, chiedendogli cosa è necessario fare per ereditare la terra, cioè per entrare in Paradiso. Gesù però non risponde direttamente, preferisce che sia lui a dare la risposta e gli chiede cosa prescrive la legge, che lui ovviamente conosce. Il dottore gli risponde quindi ciò che è scritto sulla Bibbia, cioè
"Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso". 
Alla risposta affermativa di Gesù, il dottore, per giustificarsi, gli chiede:

"Chi è il mio prossimo?".
Cosa si sarà aspettato di sentirsi rispondere? Secondo il dizionario il "prossimo" è qualcuno vicino, nel tempo o nello spazio: probabilmente avrà pensato ai suoi famigliari, ai suoi amici, alle persone che conosce, a cui vuole bene. E noi a chi pensiamo? Genitori, amici, compagni di classe, maestre, parenti...

Poi leggiamo la risposta di Gesù, che è sotto forma di parabola.

Cominciamo a fare un po' di analisi del testo per capire bene il racconto: quali sono i personaggi, come si comportano. 

Alla fine Gesù fa una domanda: 
"Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?". 
E' la stessa che gli ha fatto il dottore della legge? No! 
La domanda cambia: da "chi è il mio prossimo" a "chi è che è stato il prossimo" della persona in difficoltà. Cosa significa? Perché Gesù cambia la domanda? 

Dopo un po' di riflessione insieme ci rendiamo conto che la domanda del dottore presuppone una risposta fissa, che non impegna: riguarda gli altri, non me. La domanda di Gesù invece chiede il proprio impegno, chiede il proprio cambiamento: chiede di farsi prossimo degli altri, di chiunque altro, in particolare di chi ha bisogno. Non è l'altro che deve essere il mio prossimo (perché mi è vicino), ma io che decido di farmi prossimo, di andare vicino agli altri, che non devo passare oltre.

Concludiamo notando come il primo che si fa prossimo, che si è fatto prossimo, è Gesù, che per starci vicino si è fatto addirittura uomo come noi, e che ci invita a fare come lui.

A questo punto c'è un piccolo inciso: i bambini mi chiedono come sia possibile che Dio si è fatto uomo in Gesù, ma è rimasto Dio "in cielo". Io faccio questo esempio: l'acqua in una bottiglia è sempre acqua anche se in parte la travaso in un bicchiere: è acqua quella nel bicchiere e acqua quella nella bottiglia. Dio è Dio sia se sia Dio Padre che Dio figlio che Dio Spirito Santo. 
Voi riuscireste a dare un esempio migliore?

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