giovedì 9 luglio 2015

Matrimonio=sesso?

E' di ieri la notizia che il cardinale Ennio Antonelli, ex presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia, ha "aperto" alla comunione ai divorziati risposati se vivono castamente le loro seconde nozze.
Facciamo un passo indietro: per la Chiesa il matrimonio cristiano è un sacramento e come tale è un segno visibile dell'amore di Dio. In questo caso è il sigillo che Dio mette all'amore umano tra un uomo e una donna. Per questo motivo la Chiesa non ammette il divorzio e un nuovo matrimonio: l'uomo non può dividere ciò che Dio ha unito. (Il caso dell'annullamento è diverso: in questo caso si attesta che il matrimonio celebrato non era valido in origine, come se in un contratto un contraente avesse firmato con un nome falso: il contratto non è valido).
Se una persona viene abbandonata dal partner o se si allontana da lui/lei per seri motivi (penso alle violenze domestiche), ma rimane castamente in attesa di un ravvedimento, la Chiesa ammette ancora alla comunione (conosco casi del genere, per quanto alla nostra società possano parere pazzeschi). Per quanto severa, è una norma con una sua logica interna.
Quindi, per intenderci, Berlusconi che fa la comunione dopo aver divorziato da non una, ma due mogli, è un po' difficile considerarlo pronto ad una riconciliazione con quella sposata in chiesa, ma va be', ognuno farà poi i conti con la sua coscienza.
Qui invece stiamo parlando di una coppia in cui almeno uno dei due si è sposato in chiesa, ha poi divorziato e si è risposato con un'altra persona, quindi una situazione che non da adito a dubbi: difficilmente una persona risposata si sta dimostrando pronta a una riconciliazione.
E allora questa apertura che senso ha?

E soprattutto trovo davvero davvero davvero sminuente per il concetto stesso di matrimonio il fatto che l'unica cosa che sembri contare per poter accedere alla comunione sia l'astinenza sessuale (e questo, perdonatemi, mi fa pensare che i sacerdoti, seppur casti, sono proprio uomini!).
Il matrimonio dovrebbe essere la strada maestra per il raggiungimento della comunione totale con la persona amata: comunione carnale, spirituale, di progetti e intenti, ecc, e vista la difficoltà dell'impresa, ben venga il sigillo di Dio a dare una mano supplementare all'impresa. Ora se per sfortuna, incapacità, scarso impegno, errore nel valutare la compatibilità reciproca, o qualunque motivo più o meno serio, il primo matrimonio non arriva neanche lontanamente a questo traguardo e due persone decidono di riprovarci con qualcun altro, la Chiesa ora sostiene che va bene lo stesso, possono (nel senso che viene tollerato) provare a raggiungere con quest'altra persona tutta la comunione del mondo, tranne che carnalmente. Perché chiaramente è quello l'aspetto fondamentale del matrimonio. Non il ricostruire un rapporto ogni giorno per difenderlo dal logorio quotidiano, non il prendere decisioni insieme per il bene comune e magari anche dei figli, non l'aiutarsi vicendevolmente nel crescere e migliorare. No, l'unica cosa che davvero fa la differenza è l'essere casti (e il cardinale, almeno da quel che viene riportato nell'articolo de La Stampa, parla espressamente di rapporti sessuali, non sta dando al concetto di castità significati più ampi).
Non so, da una parte mi sembra che si dia al sesso un'importanza eccessiva (nel senso che tutto il resto non viene neanche nominato, come se non fosse importante), dall'altra non si voglia tener conto che eliminarlo del tutto rende vano il tentativo di raggiungere una completa unità con il partner, visto che tale comunione dovrebbe comprendere anche quella carnale, fisica.
Ricapitolando, per la Chiesa se ti risposi puoi comunque fare la comunione, basta che lasci la nuova unione monca di un pezzo. Insomma, devi decidere se vuoi la perfetta comunione con la comunità dei fedeli e con Cristo (tramite l'eucarestia) o con il tuo partner.
A me sembra solo un modo molto ipocrita per aprire alla comunione dei divorziati. O se volete, molto da azzeccagarbugli. E anche un po' offensivo nei confronti dell'istituzione stessa dal matrimonio, se posso permettermi. (E spero che a questo punto mio zio, sacerdote, non mi diseredi da nipote... )

1 commento:

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