giovedì 15 novembre 2012

Jus soli e Jus sanguinis

Stavo leggendo un articolo di Famiglia Cristiana sui bambini nati da stranieri in Italia, che non possono chiedere la cittadinanza italiana finché non hanno compiuto 18 anni (e comunque prima dei 19) e mi stavo chiedendo se fosse giusto.

Attualmente in Italia la legge dice che un cittadino straniero può richiedere la cittadinanza se (fonte: ministero degli esteri):

  • se è figlio o nipote di un italiano (Jus sanguinis), anche in caso di adozioni o riconoscimento posteriore alla nascita;
  • se è sposato da almeno due anni con un/a cittadino/a italiano/a;
  • se è nato in Italia, vi risiede senza interruzioni dalla nascita e fa domanda dopo il compimento dei 18 anni ed entro un anno da tale data;
  • se è nato all'estero, se fa la richiesta dopo un certo numero di anni di residenza in Italia (che varia a seconda della cittadinanza del richiedente);
  • altri casi particolari che non sto ad elencare.
Personalmente buona parte di questi motivi non mi soddisfa. 
Io farei così:
  • figli di almeno un cittadino italiano, anche residenti all'estero: cittadinanza automatica se richiesta dai genitori entro un mese (o un altro tempo considerato congruo) dalla nascita o dall'adozione; in caso la richiesta venga fatta dopo tale periodo, obbligo del superamento di un esame di lingua e costituzione italiana;
  • stranieri residenti in Italia: almeno 10 anni continuativi di residenza in Italia e almeno 5 anni di scuola dell'obbligo in Italia oppure il superamento di un esame che richieda la conoscenza della lingua italiana e della costituzione italiana. 
In questo modo la cittadinanza non andrebbe a chi per caso partorisse in Italia, ma non avesse nessuna intenzione di vivere qui (come può succedere negli Stati Uniti), ma un bambino figlio di stranieri che nasce, vive, frequenta la scuola in Italia, al termine della scuola primaria potrebbe diventare cittadino italiano (e penso sarebbe bello che la cerimonia fosse pubblica, davanti ai compagni di classe). Stessa cosa ovviamente se un bambino straniero entrasse in Italia con la famiglia e vivesse e andasse a scuola in Italia per 10 anni, che mi sembra un tempo più che congruo per inserirsi nella nostra società. Inoltre penso sia giusto che i discendenti degli italiani all'estero possano chiedere la cittadinanza, ma è anche giusto che sappiano qualcosa del paese che gliela concede, anche perché avranno diritto di voto! 

E non venitemi a dire che neanche gli italiani sanno qualcosa della loro costituzione: a parte che non ritengo che "mal comune, mezzo gaudio", ma il richiedente ha già una sua cittadinanza, fa già parte di un altro paese, di un'altra società: se vuole anche far parte della nostra, che dimostri un po' di buona volontà! O no? Voi che ne pensate?

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