venerdì 12 ottobre 2012

Aforismi

Ho sempre avuto una passione per aforismi, frasi celebri, battute fulminanti e storielle zen perché, in un modo o nell'altro, trovo che facciano riflettere.

Ieri sera sono uscita a bere una birra con uno dei miei migliori amici (in realtà la birra l'ha bevuta lui, io mi sono mangiata un fantastico panino) e ad un certo punto mi fa: "ma perché mi hai scritto quella frase di Platone nel mese di ottobre?" Momento di panico: che cavolo avevo scritto?

In pratica l'anno scorso, per Natale, gli avevo regalato un bel calendario da parete con delle immagini dei quadri di Klimt, che a me piace molto, e per ogni mese gli avevo aggiunto un aforisma "pensato": visto il periodo della sua vita, ho cercato degli aforismi che potessero - come dire? - invitarlo al cambiamento.


Devo ammettere che è stato un regalo molto apprezzato e che il mio amico mi ha detto che gli aforismi scelti sono stati finora molto appropriati, ma quello di questo mese gli è ancora un po' oscuro. Così stamane sono andata a cercare l'aforisma che avevo inserito per questo mese e ho pensato di riproporlo sul blog, nella spalla sinistra: "Pare che la verità indichi il vagabondare di Dio" di Platone.

Non so bene quale sia stato il mio ragionamento di un anno fa (invecchiando la memoria peggiora irrimediabilmente!), però ammetto che continua a piacermi questa frase. Non ho idea di quale sia il contesto in cui Platone la scrisse, non ho letto il libro da cui è stata tratta, però ha un suo fascino, non credete anche voi?

Per la mia fede, credo che Dio e la Verità siano indissolubili (d'altra parte Gesù dice che lui è la Via, la Verità e la Vita, quindi non ho inventato nulla) e mi piace pensare che seguire, o inseguire, la Verità ci permetta di arrivare a Lui. E mi piace anche che il termine "vagabondare", come se il cammino di Dio non fosse una linea retta, un percorso precostituito, logico, o almeno non con una logica a noi comprensibile, direi razionale. Mi viene facile immaginare Dio che segue un suo percorso che a noi risulta incomprensibile, come, appunto, se cercassimo di dare un senso al vagabondare di qualcuno.

Insomma, è difficile spiegare quella che è solo una sensazione che mi ha dato una frase letta per caso, però, riflettendoci, credo di averla inserita in quel calendario per dire che la verità non sempre è logica, non sempre è come ce l'aspettiamo, non sempre è comprensibile fino in fondo. E forse a volte per intravederla dobbiamo vagabondare un po' anche noi, lasciarci andare, permettere anche di rimanere un po' stupiti da quello che ci capita senza pensare di dover capire e incasellare tutto.

Chissà se con questa spiegazione l'aforisma di Platone si adatta al mese di ottobre del mio amico... ;-)

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