Ieri sera sono uscita a bere una birra con uno dei miei migliori amici (in realtà la birra l'ha bevuta lui, io mi sono mangiata un fantastico panino) e ad un certo punto mi fa: "ma perché mi hai scritto quella frase di Platone nel mese di ottobre?" Momento di panico: che cavolo avevo scritto?
In pratica l'anno scorso, per Natale, gli avevo regalato un bel calendario da parete con delle immagini dei quadri di Klimt, che a me piace molto, e per ogni mese gli avevo aggiunto un aforisma "pensato": visto il periodo della sua vita, ho cercato degli aforismi che potessero - come dire? - invitarlo al cambiamento.
Non so bene quale sia stato il mio ragionamento di un anno fa (invecchiando la memoria peggiora irrimediabilmente!), però ammetto che continua a piacermi questa frase. Non ho idea di quale sia il contesto in cui Platone la scrisse, non ho letto il libro da cui è stata tratta, però ha un suo fascino, non credete anche voi?
Per la mia fede, credo che Dio e la Verità siano indissolubili (d'altra parte Gesù dice che lui è la Via, la Verità e la Vita, quindi non ho inventato nulla) e mi piace pensare che seguire, o inseguire, la Verità ci permetta di arrivare a Lui. E mi piace anche che il termine "vagabondare", come se il cammino di Dio non fosse una linea retta, un percorso precostituito, logico, o almeno non con una logica a noi comprensibile, direi razionale. Mi viene facile immaginare Dio che segue un suo percorso che a noi risulta incomprensibile, come, appunto, se cercassimo di dare un senso al vagabondare di qualcuno.
Insomma, è difficile spiegare quella che è solo una sensazione che mi ha dato una frase letta per caso, però, riflettendoci, credo di averla inserita in quel calendario per dire che la verità non sempre è logica, non sempre è come ce l'aspettiamo, non sempre è comprensibile fino in fondo. E forse a volte per intravederla dobbiamo vagabondare un po' anche noi, lasciarci andare, permettere anche di rimanere un po' stupiti da quello che ci capita senza pensare di dover capire e incasellare tutto.
Chissà se con questa spiegazione l'aforisma di Platone si adatta al mese di ottobre del mio amico... ;-)
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