Sono casalinga da 2 anni e mezzo ormai, anche se ufficialmente mi sono licenziata poco più di un anno fa (e sono riuscita ad avere l'ultima rata del TFR solo all'inizio di ottobre!) e da quando lo sono ho notato che c'è un dibattito sempre più acceso intorno alla mia condizione.
In pratica ci sono due partiti opposti: chi ritiene la casalinga una mantenuta più o meno nullafacente, e chi invece ritiene che essere casalinga sia una faticaccia. Il bello è che nel primo gruppo ci sono sempre e solo donne (non necessariamente con figli) che lavorano, il secondo è invece più trasversale.
Proprio stamane ho incontrato la mamma di un'amica, con la nipotina di quasi due anni: questa signora ha ormai 70 anni, ha cresciuto quattro figli e tirato su quattro nipoti: le due figlie, che vivono con le rispettive famiglie nella stessa grande casa (tre appartamenti separati), hanno in comune anche un negozio che le tiene occupate dal martedì al sabato per 11 mesi l'anno (a dicembre anche la domenica).
La nonna era molto critica nei confronti delle figlie, che secondo lei dovrebbero dedicarsi alla famiglia, come aveva fatto lei quando aveva avuto il secondo figlio: sosteneva che quando lei mancherà, le figlie si sarebbero trovati con dei bei problemi a gestire le loro case e i loro figli, perché baby sitter e domestiche non avrebbero mai potuto sostituire il lavoro di una donna in casa propria. E ha continuato dicendo quanto sia importante l'ordine, la gestione della casa, ecc ecc. Io volevo nascondermi, perché se c'è una persona disordinata su questa terra, quella sono io! :-D Però su altri fronti non riesco a darle completamente torto.
Penso al mio periodo di mamma lavoratrice: per andare al lavoro dovevo uscire per le 7.15 del mattino perché, pur vivendo a 35 minuti dal mio ufficio, negli orari di traffico il tempo di percorrenza medio raddoppiava o triplicava (sempre che non incontrassi incidenti, che rendevano il tempo di percorrenza impredicibile). Uscendo alle 7.15 riuscivo normalmente ad essere in ufficio per le 8.15-8.30 e potevo quindi sperare di uscire per le 17.30 (escludendo la necessità di straordinari, che dipendevano dalle esigenze aziendali: ho provato a fare l'1 di notte in ufficio!). Questo significava, per me che sono fortunata, che Andrea si recava dai nonni prima delle 7 (quando abitavamo fuori Gallarate) o che mia mamma veniva a casa mia per quell'ora (quando ci siamo trasferiti più vicini) e che poi lo passavo a prendere dai suoceri per le 18.30 circa.
Ora mi chiedo: nei suoi primi anni di vita chi è che lo ha educato? Io, che lo vedevo l'ora di cena e il week end, o i nonni che lo tenevano per buona parte delle sue ore da sveglio? Mio figlio è uno dei bambini più buoni che conosca, ma non mi sento responsabile di questa meraviglia. Anzi, il poveretto si è beccato spesso delle sgridate più da imputare alla mia stanchezza che alle sue mancanze. Senza contare tutte le volte che lo abbiamo forzato, per pura necessità, a seguire i nostri ritmi e le nostre esigenze (penso all'eliminazione del pannolino, per esempio).
Con questo non sto dicendo che le mamme che lavorano siano come sono stata io, ci mancherebbe! So che ci sono mamme che quando tornano a casa sono talmente contente di rivedere i propri figli da dimenticare i problemi dell'ufficio e la stanchezza accumulata e che passano davvero del tempo di qualità con loro. Sto solo parlando per me e di me.
Poi c'è il capitolo pulizie: non è vero che le casalinghe sono maniache delle pulizie, almeno non sono così io. Anzi è innegabile che casa mia era più pulita quando lavoravo: per forza, allora vivevamo in casa il tempo di mangiare e dormire! Il sabato mattina, mentre mio marito andava a fare le compere con mio figlio, io facevo a tempo a pulire tutto ed era bello che finito. Adesso dovrei pulire casa minimo minimo due volte al giorno per ottenere lo stesso risultato: siamo sempre qui! Poi va be', siamo anche di più, ma è proprio questione di quanto vivi casa tua e di cosa ci fai.
E poi ci sono quelle mille piccole incombenze che necessariamente deleghi ad altri, se lavori: c'è chi ha la signora che le stira, chi chiede ai nonni di fare alcune commissioni, chi ha il vicino di casa che gli ritira la posta o il genitore della compagna di classe che gli accompagna il figlio a nuoto.
D'altro canto essere casalinga per me significa anche che ogni volta che a mio marito sale l'ansia per il futuro, io sento di non dare il mio contributo (e ho meno buste paga da fargli vedere per rilassarlo! :-D ). Ogni volta che ho voglia di comprarmi qualcosa (un vestito, un paio di jeans o di scarpe), di dedicare del tempo per me (la piscina!) mi sento colpevole e sorvolo. Non che prima facessi corsi a tutto spiano e andassi spesso a fare shopping (mio marito è sempre stato ansioso riguardo al futuro e ha avuto sempre qualche motivo per esserlo: prima la casa da comprare, poi la gravidanza gemellare, ora il fatto che io non lavori), ma a volte mi permettevo alcune cose che ora faccio più fatica a giustificare con me stessa, prima che con lui.
Essere casalinga significa che per la maggior parte del giorno ti confronti solo con minori (e nel mio caso ancora non parlano, mannaggia!), gli stimoli che hai sono sempre gli stessi, le soddisfazioni sono limitate alla sfera privata.
Essere casalinga significa che ogni volta che di notte si alza mio marito al richiamo delle bimbe, mi sento un po' colpevole (ma di solito mi addormento prima che questo sentimento mi svegli del tutto... :-D ), o se mi metto a leggere un libro o a cazzeggiare al computer la sera c'è una parte di me che dice: "ma lui oggi ha lavorato". Sì, perché comunque se un lavoro non è retribuito, non è davvero un lavoro, non ce n'è.
E quindi? E quindi mi piacerebbe trovare un lavoro part time, un lavoro che mi permettesse di seguire i miei figli (l'anno prossimo finalmente le gemelle cominceranno la scuola dell'infanzia!), ma anche di contribuire al reddito famigliare (e magari mi dia la scusa per avere qualcuno che mi pulisca casa una volta alla settimana!). Per questo che mi sono iscritta al concorso per gli insegnanti, senza alcuna possibilità di passarlo (321000 iscritti per 11000 posti! Impossibile, assolutamente impossibile...).
Sapete cosa farei dopo aver preso il mio primo stipendio? Farei un salto in profumeria e mi ricomprerei tutti i prodotti per il trucco (che non uso mai, peraltro!): non so perché, ma per me entrare in profumeria equivale ad essere ricca e occuparmi di me stessa, molto più che acquistare delle scarpe o un abito. Ma sapete che ogni tanto me lo sogno? Sì, di entrare in profumeria, provare tutti quei colori: rossetti, ombretti, fard, rimmel, matite...
da www.leshampiste.com |
Però se riprenderò a lavorare, metterò le cose in chiaro: una percentuale dello stipendio è solo mia e ci faccio quel che voglio! Oh! :-D
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