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lunedì 30 giugno 2014

Festa bagnata, festa fortunata!

E' finita!
Come sempre, è stata più la preparazione che la durata della festa.
Pulizie (ripetute, perché fino all'ultimo i bambini sono capaci di generare caos in un attimo dove tu hai impiegato ore a mettere ordine. Dicono che c'entri un qualche principio della termodinamica...), organizzazione, preparazione, cucina, palloncini (ho anche scoperto di essere allergica alla plastica con cui sono fatti: dopo averne gonfiati 15, mi sono trovata delle labbra che neanche la Dellera nel suo periodo d'oro!), acquisti dell'ultimo giorno e dell'ultimo minuto... e poi 3 ore di casin... confusione assicurata! Per fortuna alla fine i bambini erano solo 6 (più due sorelline tre-enni), altrimenti mi avrebbero disfatto casa.
Devo dire che le cibarie sono state molto gradite (per la prima volta in vita mia sono riuscita a fare una crema pasticcera degna di questo nome, grazie alla ricetta segreta di un amico: grazie ancora Luca!), ma la caccia al tesoro è stata addirittura entusiasmante.
Notate il piatto: quello di Natale era l'unico
abbastanza grande per contenere la torta!
L'ho organizzata così: dieci biglietti, corrispondenti a dieci livelli, in formato elettronico: file pdf accessibili solo tramite password. Detta password veniva consegnata/indovinata se veniva superata la prova precedente.
Ecco il primo biglietto:

La password (l'avete indovinata?) permetteva di accedere al "biglietto" seguente:

mercoledì 25 giugno 2014

Festa o dramma?

Domenica festeggiamo il compleanno di mio figlio... e le previsioni sono pessime. Ok, ultimamente le stanno sbagliando tutte, e siamo solo a mercoledì, quindi tutto può ancora succedere, ma non posso arrivare all'ultimo momento a decidere come gestire quei 6-7 ottenni che mi ritroverò per casa. Come ho già avuto modo di scrivere qui, di solito organizzo per pochi amici una festa in giardino, con piscinetta, tappeto elastico, caccia al tesoro. Ed è un successo. Al chiuso però le opzioni cambiano drasticamente e si corrono diversi rischi:

  1. che si passi metà del tempo a urlare: "non correte", "attenti al vaso!", "Perché state litigando?", ecc
  2. che si formino gruppetti che fanno cose diverse (maschi con le costruzioni e femmine con... boh, cos'ho in casa per le bambine?)
  3. che si annoino tremendamente
  4. che mi distruggano casa
E anche la caccia al tesoro è più complicata in casa... (soprattutto evitare che i miei figli trovino i biglietti prima dell'inizio della festa).
Così sono andata a cercare su internet, fonte inesauribile di notizie, qualche gioco da poter far fare al chiuso: ci sono un sacco di idee, ma sono fatte chiaramente per oratori o simili. Tra quelli che ho trovato carini c'è:

giovedì 31 gennaio 2013

L'albero e la mela

Ieri sera sono uscita a chiacchierare con un amico e parla che ti parla, siamo finiti a confrontarci sui trasferimenti all'estero.
Lui ha vissuto 3 anni in Inghilterra quando era adolescente perché suo papà era stato trasferito là per lavoro e la famiglia lo ha seguito.
Io vivo nello stesso quartiere dove sono nata.
Lui sta scoprendo solo ora le cicatrici che quell'esperienza gli ha lasciato, mentre ha ben presenti i vantaggi che gli ha regalato.
Io sono sempre stata terrorizzata da queste esperienze, per tutta una serie di motivi.

venerdì 23 novembre 2012

Ex colleghi

Ieri sera sono uscita a cena (in pratica un evento!) con alcuni miei ex colleghi: adoro questi ritrovi perché ci si aggiorna sulle novità, ma soprattutto si ricreano schemi e si rispolverano battute che, chissà come mai, ci fanno sempre morire dal ridere :-D

D'altra parte i miei ex colleghi sono un gruppo davvero particolare: adoravo andare a pranzo con loro, quando eravamo tutti in azienda, perché gli argomenti di conversazione non erano mai banali e spaziavano dalla storia alla politica, dall'economia alla genetica... Ricordo che un altro ex collega, raccontando di come si trovasse sul nuovo posto di lavoro, disse: "non ci crederete, ma loro a pranzo parlano di calcio e veline!" :-D

In particolare possiamo annoverare nel gruppo un highlander: Giorgio, fisico appassionato di storia, racconta gli avvenimenti storici come se ne fosse stato testimone, con effetti comicissimi, che ovviamente noi amplifichiamo:
Lui (alle 8.30 del mattino di un 21 marzo, vedendomi entrare in ufficio): "Chissà come fecero i Caldei nelle loro Ziggurat a capire quand'era l'equinozio!"
Io (un po' sconvolta dalla domanda fatta a bruciapelo...):"I Caldi nelle loro zigulì? Giorgio, come fai a non saperlo, all'epoca eri in un altro continente?"

sabato 3 novembre 2012

Sono fatti miei...


Vi è mai capitato di chiedervi se è il caso di parlare oppure no? 

Ho una coppia di amici che si è mollata e ripresa diverse volte. Io, essendo amica di entrambi, ogni volta che si lasciavano, li consolavo (separatamente, of course!) e cercavo di convincerli a voltare pagina: non ho mai creduto molto nelle "minestre riscaldate". Poi regolarmente loro si rimettevano insieme e io rimanevo un po' imbarazzata... e non vi dico come ci sono rimasta quando mi hanno chiesto di fare la loro testimone di nozze!   :-O 
Comunque il matrimonio ha fatto loro bene: poi non si sono più mollati! ;-)

Da quel momento ho cercato di evitare di prendere posizioni troppo nette, anche se non sempre ci sono riuscita: una delle mie più care amiche si innamorò per esempio di un animatore di un villaggio a Santo Domingo, e ne successero di tutti i colori (prima o poi devo scrivere un libro su quella ragazza), cosicché ad un certo punto cercai di convincerla a troncare i rapporti con lui... ovviamente ora sono felicemente sposati e hanno due bambini! Che occhio che ho, eh? :-D

Capite bene che adesso faccio un po' fatica a esporre le mie idee, o almeno evito di sembrare troppo convinta anche quando mi viene esplicitamente chiesto un parere. Il problema nasce quando il parere NON mi viene richiesto!

Per esempio, voi cosa fareste se aveste seri indizi che la ragazza del vostro miglior amico lo tradisce? Parlare o non parlare? Mettergli qualche dubbio? Parlare con lei? Quando mi è capitato ho lasciato perdere, cercando solo di essere più presente per lui, nel caso avesse bisogno. Ma a posteriori ancora non mi sento del tutto sicura di essermi comportata correttamente.

Oppure se pensaste che una coppia di vostri conoscenti ha qualche problema: alcol, droga, gioco... provare a tastare il terreno, chiedere, far finta di niente? Beh, se si tratta di amici-amici io proverei a parlarne, andandoci cauta... ma se negassero anche l'evidenza? Qual è il limite invalicabile anche per un'amicizia? 

E se invece non fossero amici-amici, ma quelle persone che ogni tanto si frequenta senza mai andare troppo in profondità? 
Il buon senso mi dice di tacere, che non sono fatti miei, che magari sto sbagliando alla grande e potrebbero pure offendersi... il cuore invece si chiede se non possa servire anche questo, che una quasi-sconosciuta si mostri disponibile a parlarne, per aiutare chi ha una difficoltà. 

giovedì 1 novembre 2012

Eravamo tre amiche al bar...

In realtà eravamo tre amiche al liceo, ma così il titolo mi richiamava la canzone di Gino Paoli :-)

Eravamo tre amiche al liceo con tante idee in comune e un'educazione simile e adesso siamo un'architetto, una ricercatrice in ingegneria meccanica e io matematica "a riposo": tre mamme con nove figli in tutto, di cui due "in cantiere" (io non c'entro, ho già dato! :-D ).

Che meraviglia!

Quando mi ha chiamato l'architetto, informandomi della gravidanza, le ho detto che alla prossima rimpatriata non potrò più invitarli nella mia taverna perché ci si sta al massimo in quattordici, lei ha giustamente detto: vorrà dire che ci vedremo senza le famiglie: geniale! Quasi quasi propongo loro una bella sessione alle terme (bhe, dopo che avranno partorito e finito l'allattamento, of course!), in fondo noi mamme abbiamo diritto ogni tanto ad un po' di riposo, no? ;-)





lunedì 22 ottobre 2012

Chiudere col passato.

No, non voglio parlare ancora del passato che mi assale ;-) ma del passato come tempo.

Voi siete capaci di chiudere col passato?  Voltare pagina e andare avanti?

Io no. Mai stata capace. Credo che il top per me sarebbe poter avere la contemporaneità del tempo: potermi spostare a mio piacimento da un punto all'altro della mia vita, a seconda dello sghiribizzo del momento.

venerdì 12 ottobre 2012

Aforismi

Ho sempre avuto una passione per aforismi, frasi celebri, battute fulminanti e storielle zen perché, in un modo o nell'altro, trovo che facciano riflettere.

Ieri sera sono uscita a bere una birra con uno dei miei migliori amici (in realtà la birra l'ha bevuta lui, io mi sono mangiata un fantastico panino) e ad un certo punto mi fa: "ma perché mi hai scritto quella frase di Platone nel mese di ottobre?" Momento di panico: che cavolo avevo scritto?

In pratica l'anno scorso, per Natale, gli avevo regalato un bel calendario da parete con delle immagini dei quadri di Klimt, che a me piace molto, e per ogni mese gli avevo aggiunto un aforisma "pensato": visto il periodo della sua vita, ho cercato degli aforismi che potessero - come dire? - invitarlo al cambiamento.


Devo ammettere che è stato un regalo molto apprezzato e che il mio amico mi ha detto che gli aforismi scelti sono stati finora molto appropriati, ma quello di questo mese gli è ancora un po' oscuro. Così stamane sono andata a cercare l'aforisma che avevo inserito per questo mese e ho pensato di riproporlo sul blog, nella spalla sinistra: "Pare che la verità indichi il vagabondare di Dio" di Platone.

Non so bene quale sia stato il mio ragionamento di un anno fa (invecchiando la memoria peggiora irrimediabilmente!), però ammetto che continua a piacermi questa frase. Non ho idea di quale sia il contesto in cui Platone la scrisse, non ho letto il libro da cui è stata tratta, però ha un suo fascino, non credete anche voi?

Per la mia fede, credo che Dio e la Verità siano indissolubili (d'altra parte Gesù dice che lui è la Via, la Verità e la Vita, quindi non ho inventato nulla) e mi piace pensare che seguire, o inseguire, la Verità ci permetta di arrivare a Lui. E mi piace anche che il termine "vagabondare", come se il cammino di Dio non fosse una linea retta, un percorso precostituito, logico, o almeno non con una logica a noi comprensibile, direi razionale. Mi viene facile immaginare Dio che segue un suo percorso che a noi risulta incomprensibile, come, appunto, se cercassimo di dare un senso al vagabondare di qualcuno.

Insomma, è difficile spiegare quella che è solo una sensazione che mi ha dato una frase letta per caso, però, riflettendoci, credo di averla inserita in quel calendario per dire che la verità non sempre è logica, non sempre è come ce l'aspettiamo, non sempre è comprensibile fino in fondo. E forse a volte per intravederla dobbiamo vagabondare un po' anche noi, lasciarci andare, permettere anche di rimanere un po' stupiti da quello che ci capita senza pensare di dover capire e incasellare tutto.

Chissà se con questa spiegazione l'aforisma di Platone si adatta al mese di ottobre del mio amico... ;-)