martedì 29 luglio 2014

Come in un film...

Poniamo che stiate pulendo la cameretta dei vostri figli (o qualunque altra stanza nel caso non abbiate figli) mentre piove a dirotto insieme ad un'altra persona che improvvisamente vi dica: "Ma cosa fa quella là?!?"

Immagine presa dal blog dipingereparole.com
Girate lo sguardo oltre la portafinestra aperta e vedete dall'altro lato della strada una donna: cammina velocemente sotto la pioggia, i capelli lunghi e sciolti un po' scarmigliati, con un vestitino cortissimo molto adatto alla stagione, non fosse che pare di essere a novembre e ci saranno 15 gradi.

"Povera, senza ombrello!"

Vi avvicinate incuriositi al balcone e ci impiegate un po' a notare che è senza scarpe. A quel punto la curiosità si vena di un po' di inquietudine: la donna le scarpe non ce le ha proprio, né ai piedi né nelle mani, ma la preoccupazione diventa preponderante quando notate sul retro di una gamba (la donna ha ormai superato casa vostra e sta per prendere la via a destra, sparendo alla vostra vista) una striscia rossa che parte dall'alto di una coscia e scende (cola?) fino al tallone in un paio di rivoli inquietanti.

Vi sentireste come in un film? E cosa fareste?
Io non so proprio... Provare ad urlare per farmi notare dalla ragazza, prima che scompaia definitivamente alla mia vista? Chiederle se ha bisogno di aiuto? Chiamare la polizia? E poi che dico alla polizia? Ho visto una ragazza a piedi nudi correre sotto la pioggia e con delle macchie sulle gambe che sembrano sangue? Mi crederebbero?

Poniamo che non facciate nulla e riprendiate a pulire, sentendovi un po' colpevoli, ma senza riuscire a capire comunque cosa dovevate fare. E poniamo che dopo una mezz'ora vediate la ragazza ripassare, in direzione contraria a quella precedente, con due persone: una donna vestita di tutto punto che la tiene a braccetto sotto un ombrello e un uomo con ombrello che le accompagna al fianco, leggermente discosto. La vedete solo di spalle, non riuscite a capire se sta bene, riuscite solo a capire che parla in maniera abbastanza concitata a chi l'accompagna. E sempre quella strana macchia dietro la gamba...

Ora, cosa state pensando? Potrebbe essere l'inizio di un giallo appassionante? Di un film agghiacciante? Di un fatto di cronaca nera?

Io sono una grande divoratrice di libri gialli e nella mia testa si affacciano decine di possibilità, tutte alquanto inquietanti. Però non ho chiesto se andava tutto bene, e non ho chiamato la polizia, quindi non mi resta che controllare VareseNews tutti i giorni nella speranza di NON leggere qualcosa che la riguardi...

domenica 13 luglio 2014

Le macchie di Rorschach

Oggi stavo scorrendo la mia bacheca di FB quando ho trovato il link per un test basato sulle macchie di Rorschach.
Non so se voi avete mai fatto questo gioco alle elementari, ma io sì: si prende un foglio di carta, si spremono sopra un po' di tubetti di colore, lo si piega a metà e si ottengono dei "disegni", o meglio, delle macchie di colore che a volte ricordano qualcosa. Rorschach ha notato che c'è un collegamento tra ciò che uno vede in quelle macchie e alcuni problemi psicologici. Non ne so molto più di così, ma mi hanno sempre affascinato i test psicologici, così ho provato a farlo (se volete provarci anche voi, qui potete farlo).
Già alla prima schermata però mi sono accorta che non funzionava: ci sono solo quattro possibilità tra cui scegliere e io ovviamente non ho quasi mai visto qualcosa che corrispondesse a ciò che era proposto.
Adesso ditemi voi però se sono io la pazza o no.
Ecco la prima immagine:

E adesso ditemi se non è il bianco e nero dell'immagine qui sotto:




Ma voi tra le possibilità vedete il maialino allo specchio? Eh? Io no!
Subito dopo c'è quest'altra immagine:
Guardate la parte in grigio del disegno e  ditemi se non assomiglia a questa:

Anche in questo non avevo scelta proprio!
Ovviamente per andare avanti ho dato altre risposte, però mi chiedo: il fatto che io continui a vedere maiali dove altri evidentemente vedono granchi o farfalle, è normale?
Bhe, sempre meglio di chi vede organi genitali femminili... !

lunedì 7 luglio 2014

Il Caso?

Oggi ho visto un video condiviso su FB da una persona che conosco:
Non ho idea se effettivamente quelle parole siano o meno state pronunciate/scritte/pensate da Einstein, e neanche mi interessa. Il video mi ha fatto tornare in mente un discorso fatto con mio marito qualche tempo fa. 

Eravamo in macchina e, mentre guardavo le strade, le case e le macchine intorno a me, pensavo a quanto ha modificato il mondo l'uomo. Se la civiltà umana si estinguesse e un domani qualcun altro atterrasse sulla terra, vedendo i resti lasciati da noi, non potrebbe che chiedersi chi ha costruito tutto questo e come mai è sparito dalla faccia della terra. Un po' come noi ci interroghiamo sui dinosauri. Nessuno potrebbe pensare che il Caso abbia potuto creare un ponte, una casa o un grattacielo, no? 

venerdì 4 luglio 2014

Porco il mondo che c'ho sotto i piedi!

Sinceramente, non mi piace la tendenza che c'è su facebook e su altri social network di salutare gli artisti che muoiono. Perché? Beh, credo che lo abbia spiegato benissimo ZeroCalcare qui.
Però... però Faletti è Faletti.

Quando ero piccola, frequentavo ancora le elementari, lui era uno dei pochissimi comici che mi facessero ridere a Drive In. Senza offesa per tutti gli altri, ma i personaggi messi in scena da Giorgio erano favolosi: Vito Catozzo era memorabile, ma anche Suor Daliso e Carlino. Solo Francesco Salvi e i suoi Budini Molli mi facevano ridere altrettanto.

Insomma, quando nel 1988 Drive In ha chiuso, non è che ne abbia sentito troppo la mancanza, ma chi avrebbe potuto immaginare di rivederlo nel 1994 a Sanremo? Con una canzone seria e toccante come "Signor Tenente"?

E' questo che mi ha conquistato di Faletti: il suo camaleontismo, la sua poliedricità.

martedì 1 luglio 2014

Facciamo causa a Madre Natura!

Ho appena scoperto che mio marito ha ragione.
Beh, detta così è un po' eccessiva, non è che ha ragione a prescindere. Ha ragione quando dice che la colpa è mia. Voglio dire, se persino gli scienziati lo dicono, un po' di verità ci deve pur essere.
Quando io e mio marito divorzieremo, dovrò accettare l'addebito di colpa. Che nervi! E tutto per colpa del mio sistema circolatorio. Dovrei fare causa a Madre Natura! Anche perché se anche trovassi un altro uomo con cui risposarmi o convivere, sarei nuovamente destinata al disastro. Vi pare giusto?
Perché dico questo? Ho appena letto un articolo del Corriere della Sera su una ricerca che mette in relazione il matrimonio con la mise notturna: pare che chi va a letto nudo abbia un matrimonio significativamente più felice di chi mette il pigiama. Eh sì che da ragazzini girava questa filastrocca, che non ho mai capito se era davvero una pubblicità o meno:
Portatelo a letto 
successo garantito 
Irge pigiama 
lo mette chi si ama
Insomma, mi avevano imbrogliato ben bene! Io, che adesso non riesco neanche ad addormentarmi se non ho le spalle coperte, come potrei mai passare a dormire nuda? Come minimo dovrei far andare lo scaldino anche a ferragosto (e a quel punto mio marito avrebbe tutti i diritti di chiedere il divorzio!).
L'unica possibilità che ho è trasferirmi ai tropici. Ovviamente col prossimo marito, perché con l'attuale è impossibile...

PS: il bello è che chi ha finanziato questa ricerca è l'azienda americana Cotton USA che sarà stata entusiasta di scoprire che i suoi clienti non acquisteranno più i pigiami...

lunedì 30 giugno 2014

Festa bagnata, festa fortunata!

E' finita!
Come sempre, è stata più la preparazione che la durata della festa.
Pulizie (ripetute, perché fino all'ultimo i bambini sono capaci di generare caos in un attimo dove tu hai impiegato ore a mettere ordine. Dicono che c'entri un qualche principio della termodinamica...), organizzazione, preparazione, cucina, palloncini (ho anche scoperto di essere allergica alla plastica con cui sono fatti: dopo averne gonfiati 15, mi sono trovata delle labbra che neanche la Dellera nel suo periodo d'oro!), acquisti dell'ultimo giorno e dell'ultimo minuto... e poi 3 ore di casin... confusione assicurata! Per fortuna alla fine i bambini erano solo 6 (più due sorelline tre-enni), altrimenti mi avrebbero disfatto casa.
Devo dire che le cibarie sono state molto gradite (per la prima volta in vita mia sono riuscita a fare una crema pasticcera degna di questo nome, grazie alla ricetta segreta di un amico: grazie ancora Luca!), ma la caccia al tesoro è stata addirittura entusiasmante.
Notate il piatto: quello di Natale era l'unico
abbastanza grande per contenere la torta!
L'ho organizzata così: dieci biglietti, corrispondenti a dieci livelli, in formato elettronico: file pdf accessibili solo tramite password. Detta password veniva consegnata/indovinata se veniva superata la prova precedente.
Ecco il primo biglietto:

La password (l'avete indovinata?) permetteva di accedere al "biglietto" seguente:

mercoledì 25 giugno 2014

Festa o dramma?

Domenica festeggiamo il compleanno di mio figlio... e le previsioni sono pessime. Ok, ultimamente le stanno sbagliando tutte, e siamo solo a mercoledì, quindi tutto può ancora succedere, ma non posso arrivare all'ultimo momento a decidere come gestire quei 6-7 ottenni che mi ritroverò per casa. Come ho già avuto modo di scrivere qui, di solito organizzo per pochi amici una festa in giardino, con piscinetta, tappeto elastico, caccia al tesoro. Ed è un successo. Al chiuso però le opzioni cambiano drasticamente e si corrono diversi rischi:

  1. che si passi metà del tempo a urlare: "non correte", "attenti al vaso!", "Perché state litigando?", ecc
  2. che si formino gruppetti che fanno cose diverse (maschi con le costruzioni e femmine con... boh, cos'ho in casa per le bambine?)
  3. che si annoino tremendamente
  4. che mi distruggano casa
E anche la caccia al tesoro è più complicata in casa... (soprattutto evitare che i miei figli trovino i biglietti prima dell'inizio della festa).
Così sono andata a cercare su internet, fonte inesauribile di notizie, qualche gioco da poter far fare al chiuso: ci sono un sacco di idee, ma sono fatte chiaramente per oratori o simili. Tra quelli che ho trovato carini c'è:

mercoledì 18 giugno 2014

Fine di un amore

Non avrei mai pensato di avere a che fare con te. Ero all'antica, io. 
E' stata colpa di quel tappeto, che neanche volevo, per altro, ma me lo sono trovata in casa e metterlo via mi pareva brutto (poi l'ho fatto, quando è nato mio figlio, ma ormai eri entrato nella mia vita). 
Quando ti ho visto, ho capito subito che eri il più sfigato di tutti, pesante, ingombrante, eppure eri più che sufficiente, per me.

martedì 17 giugno 2014

Semi-evoluto

Penso che sia capitato a tutti, da bambini, e in alcuni casi anche successivamente nella vita: lasci una maglietta (pantalone/vestito/gonna/...) buttata lì, per terra o, nella migliore delle ipotesi, sulla sedia o in fondo al letto e miracolosamente sparisce, inghiottita in una specie di buco nero, per poi ricomparire, dopo un viaggio nello spazio-tempo inimmaginabile, nell'armadio o nel cassetto perfettamente pulita e stirata (a volte invece sparisce e basta, e tu passi dei mesi a chiedere a tua mamma dove sia finita quella maglietta/gonna/camicetta che ti piaceva così tanto e lei misteriosamente nicchia). 
Per alcune persone, uomini per lo più, tale mistero continua per tutta la vita e pare riescano a conviverci senza grossi problemi.
Io invece mi vanto di aver sposato un uomo semi-evoluto, nonché ingegnere, che, in quanto tale, è sempre stato attratto dai misteri. 
Si narra che, fin da bambino, rimanesse per ore a guardare affascinato la lavatrice di sua nonna in funzione, a sentir lui per capirne il funzionamento in maniera empirica (visto che la donna gli aveva proibito categoricamente di smontarla), secondo me per scoprire dove andavano a finire i calzini che entravano appaiati e uscivano spaiati (insomma: il buco nero si era solo spostato).
Il problema è che, essendo solo un ingegnere e solo semi-evoluto, si è fermato lì e non ha più proseguito alla scoperta dello stendino (o stendibiancheria che dir si voglia), del ferro da stiro e dell'importantissimo passaggio lavanderia-armadio. Probabilmente perché è ancora fermo al mistero dei calzini.

giovedì 30 maggio 2013

"Io prima di te" di Jojo Moyes

Louisa Clark e Will Traynor sono cresciuti nella stessa cittadina inglese, ai lati apposti del castello che la sovrasta, ma non si sarebbero mai incontrati se non  il destino non fosse stato così beffardo. Lou infatti era una ragazza tranquilla e un po' particolare (almeno per gli abiti che indossava) che amava il suo mestiere di cameriera che svolgeva da anni, la sua famiglia incasinata (nonno reduce da ictus, padre sempre a un passo dal licenziamento, mamma casalinga sprint, sorella super-intelligente ma che aveva abbandonato i brillanti studi a causa di una gravidanza inaspettata da cui era nato il piccolo Thomas) e il ragazzo con cui stava da secoli. Will era un brillante avvocato, indipendente, dinamico e audace, amante della vita, che non riusciva mai a stare fermo.
Ma un incidente stradale lo trasforma in un tetraplegico C5/6: perde l'uso delle gambe e delle braccia, riesce a muovere solo un po' le dita di una mano e il viso.
E il proprietario del bar torna in Australia, lasciandola a casa, in piena crisi.
Nel momento in cui la madre di Will mette l'annuncio per trovare una persona disponibile a far compagnia al figlio, 2 anni dopo l'incidente, Lou si trova all'ufficio collocamento, dopo diversi colloqui e prove andate male. Incredibilmente ottiene quel lavoro, per cui non si ritiene per nulla portata, ma che pagano così bene, e così comincia questo rapporto che cambierà profondamente i due protagonisti.

Cosa mi è piaciuto

Lo stile dell'autrice, che non conoscevo, è vivace e piacevole.
La maggioranza dei capitoli è scritta dal punto di vista di Lou, ma alcuni da quello di altri personaggi (sua sorella, la mamma di Will, l'infermiere che lo segue) e questo cambio è interessante.
I riferimenti ai diversi modi di "vivere" la disabilità e alle tante difficoltà che bisogna superare, sia fisiche che psicologiche.
I tentativi di dare un senso al dolore e al desiderio di terminarlo con l'eutanasia.

Cosa non mi è piaciuto

CHI VUOLE LEGGERE QUESTO LIBRO E' MEGLIO NON LEGGA QUANTO SEGUE

Pausa

Sono fatta così: mi appassiono ad una cosa, comincio stra-convinta, e poi a poco a poco l'entusiasmo si smorza e mi stufo. E' successo anche con questo blog: mi sembrava di non aver più nulla da dire e che anche quello che stavo scrivendo non avesse senso. Forse, addirittura, che la fotografia di me che saltava fuori leggendo i miei post non fosse veritiera... così mi sono presa un mese e più di pausa. Un mese che comunque mi ha tenuto molto occupata: c'è stato il mio compleanno, la prima comunione dei bambini a cui faccio catechismo, è morto un carissimo amico di mio marito... insomma, un sacco di cose, belle e brutte, che ho vissuto, ma non raccontato qui.

Poi ieri ho letto, in meno di 24 ore, un libro che mi ha regalato mia cugina per il compleanno (regalatemi un libro e difficilmente sbaglierete... beh, a meno che non ce l'abbia già!) e... dovevo scriverne! Io rifletto meglio scrivendo e quel libro necessita di una riflessione. E quindi riapro il blog. Almeno momentaneamente, poi si vedrà!

giovedì 11 aprile 2013

Catechismo: verso la Prima Comunione\1

Con questo incontro abbiamo iniziato il cammino specifico per la prima comunione e ho presentato ai bambini gli appuntamenti salienti che ci attendono. Uno dei bambini si è stupito che ci si debba nuovamente confessare prima della Prima Comunione, così ho pensato ad un esempio per spiegargli perché sia importante arrivare a mangiare l'eucarestia "puri". Ho chiesto ai bambini di chiudere gli occhi e immaginare come dovevano sentirsi nella pancia della loro mamma prima di nascere: essere un tutt'uno con un'altro essere vivente (hanno subito fatto notare che i gemelli presenti erano stati un tutt'uno con più esseri viventi...): esserne circondato, ricevere da lui il cibo, l'ossigeno, tutto ciò di cui si ha bisogno. Quando prenderanno l'eucarestia e la mangeranno, saranno un tutt'uno con Gesù: il minimo che possano fare è cercare di arrivare puri a quel momento!
Poi siamo passati a parlare della scheda, che si concentrava sull'episodio dei discepoli di Emmaus:
Abbiamo ricordato la condizione dei discepoli, delusi dalla morte di Gesù e incapaci di credere alla sua resurrezione, e abbiamo notato come il riconoscimento sia coinciso con la benedizione del pane. Ma soprattutto abbiamo rilevato come tale riconoscimento, e la gioia connessa, portano i discepoli a rifare di corsa la strada per Gerusalemme, per andare dagli altri discepoli e dagli apostoli a portare la buona notizia. Ma chi sono i discepoli e gli apostoli, se non la Chiesa, cioè la comunità dei credenti? 
Come i discepoli di Emmaus, anche noi andiamo alla Chiesa tutte le domeniche. Nella seconda parte della scheda segniamo il percorso che facciamo per arrivare da casa nostra alla nostra chiesa parrocchiale. 

venerdì 5 aprile 2013

Ricchi

Stamane sono andata a far smontare le bombole della macchina a metano per il controllo quadriennale e mi sono dovuta fermare la una mezz'oretta mentre effettuavano il lavoro. Mi piace quando devo fare queste commissioni perché posso "abbandonare" le gemelle a mia mamma e passare una tranquilla mezz'ora a leggere mentre qualcuno lavora per me :-D
Infatti mi sono portata dietro il mio e-book reader (ieri ho acquistato una custodia per epad che va benissimo anche per il mio kindle!) e mi sono piazzata su una sedia in un ufficietto per leggere tranquilla... ma non ci sono riuscita! Infatti per quasi tutto il tempo erano presenti due persone che chiacchieravano con la segretaria dell'officina e, per quanto mi sforzassi, non riuscivo ad estraniarmi dalla loro conversazione!

Qual'era l'interessante argomento? I ricchi acquirenti del negozio dove uno dei due chiacchieroni lavorava: una catena di boutique (ha parlato di sedi in Spagna, Montecarlo, Sardegna, Milano, St. Moritz...) di vestiti casual in cashmere e altro con prezzi allucinanti: alla domanda su cosa costasse meno, ha risposto: "Le calze: 200€!".

Insomma, si spettegolava sul fatto che, da quando Monti ha messo la legge che impedisce pagamenti in contanti superiori a 1000€, alla boutique di Milano non vadano più gli italiani, temendo controlli fiscali, ma quasi esclusivamente stranieri (ucraini, russi, cinesi, ecc). Non è che gli italiani non comprino più, semplicemente lo fanno a Montecarlo o St. Moritz. E quanto spendono questi signori? 30-50 mila € normalmente (alla volta), ma ci sono anche eccezioni: per esempio una coppia spagnola ad ogni inizio di stagione compra tutta la collezione per 250.000€ (e così può permettersi di essere tra i pochi che hanno diritto a ben il 10% di sconto, non so se rendo...).

Ecco, se penso che io impallidisco a spendere 250€ durante i saldi... non riesco neanche ad immaginare cosa significhi potersi permettere di fare shopping in quel modo! E per vestiti casual! Se vogliono vestirsi in tiro, cosa fanno?

Faceva anche un po' impressione immaginare questa boutique e i vestiti lì in vendita mentre si era in un'officina: il contrasto era stridente!

Poi penso a quei vestiti, a quelle stoffe e mi viene voglia di poterli almeno toccare, sentire che differenza c'è con il maglioncino che indosso ora.
Infatti la segretaria ha chiesto al commesso: "Ma quando TU vai a fare acquisti, che impressione ti fa?" e lui ha ammesso che finisce per prendere vestiti che sono (brutte) imitazioni di quelle che vende ai ricchi: stesso stile, ma materiali e fattura inconfrontabili.

E allora, meglio vivere nell'ignoranza...!

giovedì 4 aprile 2013

Elettricista per volontà

Avevo già scritto del mio desiderio di utilizzare quelle spine multiple con pulsante che permettono di spegnere completamente gli elettrodomestici a loro collegati: ne avevo addirittura acquistata una, di quelle anche con le prese schuko, ma non avevo potuto utilizzarla perché la spina era di tipo 16A, mentre la presa della parete era 10A (qui il mio sfogo e qualche informazione riguardanti i diversi tipi di presa esistenti in Italia).

Non sono una di quelle persone che quando si fissano con qualcosa hanno la volontà e la costanza di andare subito fino in fondo: tendo a riporre tutto in un cassetto, reale o metaforico, e poi aspetto l'occasione adatta alla realizzazione di ciò che mi interessa. Così l'altra settimana ho visto che al supermercato era possibile comprare spine di diverso formato senza i cavi e mi è tornato alla mente il lavoro che mi aveva fatto un gentilissimo addetto al reparto elettrico, sostituendomi una spina di tipo A16 con una A10: non mi sembrava un lavoro eccessivamente complicato, soprattutto dopo aver visto mio marito "giocare" con i fili dell'impianto elettrico di casa nostra.

Così stamane ho acquistato la spina e, munita di forbici e cacciaviti, ho eseguito la sostituzione della spina A16 della mia ciabatta con la spina A10 acquistata all'uopo.


Non ci crederete (non ci credevo neanche io!) ma funziona!!! :-)


E ora ho TV, telefono e modem collegati alla mia fantastica ciabatta.

L'unico problema sarà ricordarsi di spegnere la ciabatta ogni sera... :-§