Si potrebbe definire un romanzo di formazione "familiare". E' la storia di come Filippo Cantirami, giovane brillante studente di economia, capisce che quella che sta percorrendo non è la sua strada e come, dopo un tortuoso percorso, riesce a trovare quello che davvero vuole dalla vita. Ed è anche la storia di come i suoi genitori (e sua zia) scoprono questo percorso e come tale scoperta fa crescere anche loro.
Ma soprattutto è un romanzo che indaga il rapporto tra genitori e figli, le speranze, i sogni, i sottili ricatti che si creano tra persone che fondamentalmente si vogliono bene e vogliono l'uno il bene dell'altro. E' un libro che parla di inganni e auto-inganni, di come ci si possa illudere di conoscere chi ci sta vicino, addirittura di come sia difficile capire se stessi e cosa si vuole davvero.
Cosa mi è piaciuto
"Cosa ti devo dire? Non hai nessuna colpa, hai fatto tutto bene, sei stato un bravo padre, sì. Hai voluto sempre il meglio per me. Ma forse è proprio questo, papà. Nessun genitore deve volere il meglio per suo figlio. E sai perché? Perché non lo sa. Un genitore non sa cos'è il meglio per suo figlio, Non lo può sapere, come potrebbe? E' Dio? Legge nella sfera di cristallo? No, è solo un genitore. E allora dovrebbe starsene a guardare e basta, in silenzio e con grande calma."Di riflessioni di questa profondità è pieno questo libro. E non solo sui rapporti tra genitori e figli. E scusate se è poco.